Ultima scena, ove Cirano esprime la sua ultima volontà: presentarsi a Dio con il suo pennacchio.
CIRANO
Elle viene. I miei piedi già son di marmo. Già
ho di piombo le mani. Ma poi ch'è per la strada,
voglio aspettarla in piedi... E con in man la spada!
LE BRET
Cirano!
ROSSANA
Ahimè, Cirano!
CIRANO
Ella guarda... Mi pare...
che la Camusa ardisca il mio naso guardare!
Che dite?... è vana... so... la resistenza adesso,
ma non si pugna nella speranza del successo!
No, no: è più bello battersi quando è in vano. - Qual fosco
drappello è lì? - Son mille... Ah, sì! Vi riconosco,
vecchi nemici miei, siete tutti colà!
La Menzogna? Ecco, prendi!... Ecco, ecco le Viltà
ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi! Che
io venga a patti? Mai! - Ed eccoti anche te,
Stoltezza! - Io so che alfine sarò da voi disfatto;
ma non monta: io mi batto, io mi batto!
Voi mi strappate tutto, tutto: il lauro e la rosa!
Strappate pur! Malgrado vostro, c'è qualche cosa
ch'io mi porto (e stasera quando in cielo entrerò,
fiero l'azzurra soglia salutarne io potrò)
ch'io porto meco, senza piega nè macchia, a Dio,
vostro malgrado... .
Ed è...
ROSSANA
Ed è?
CIRANO (sorridendo)
Il pennacchio mio!
Edmond Rostand, Cirano di Bergerac, atto V scena V
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