Amo la scrittura di O'Brien: è un padre che sa il modo di amare i suoi figli: prenderli per mano e salire correndo su una montagna, buttarsi sulle nuvole e cadere sofficemente sospinti dal vento, alzarsi sulle correnti, precipitare con la pioggia e camminare guardando il cielo.
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giovedì 29 settembre 2011
lunedì 29 novembre 2010
Occhi comuni extraordinari
giovedì 18 novembre 2010
... L'importanza dei nomi
Visto che qualcuno mi ha chiesto di leggerglielo, pubblico il mio tema diventato ormai quasi (che vergogna) famoso. Francesco ha detto:"Comunque il nome è importante... Dio ci chiama con il nostro nome."
Nel nostro nome tutta la nostra storia
"è una faccenda difficile mettere il nome ai gatti; [...]
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente, [...],
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, tenere la coda perpendicolare,
mettere i baffi in mostra o sentirsi orgoglioso?
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
Quello che non potete nemmeno indovinare,
nè la ricerca umana è in grado di scovare;
ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo inscrutabile ed unico NOME" (1)
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente, [...],
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, tenere la coda perpendicolare,
mettere i baffi in mostra o sentirsi orgoglioso?
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
Quello che non potete nemmeno indovinare,
nè la ricerca umana è in grado di scovare;
ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo inscrutabile ed unico NOME" (1)
Che rapporto c'è fra il nome di una persona e la vita che le sta davanti e dietro? L'argomento può sembrare banale per chi è immerso negli eventi, nelle fatiche e nelle gioie della vita quotidiana, eppure in così tanti fin dall'antichità hanno cercato di trovare una risposta a questa domanda! Il nome è un elemento indissolubilmente legato alla vita di una persona: la accompagna infatti per tutta la sua esistenza e spesso è la prima cosa che si presenta agli occhi degli altri. Se qualcuno ha un nome ridicolo la gente comincerà a deriderlo magari ancor prima di vederlo. Collodi ha scritto un racconto su un uomo bello, ricco, affascinante, ma... con un nome ridicolo. (2) La vita gli sorride finchè non svela il suo nome. Si sposa con una donna bellissima che però disprezza coloro che hanno dei nomi assurdi e quindi è costretto a nasconderlo per tutta la vita. Ma una persona è condizionata, anzi, è costruita sul significato del suo nome? Capita di leggere sui necrologi nomi spesso buffi o imbarazzanti, e anche molto. Ma certamente è indicativo il fatto che i loro proprietari abbiano vissuto una vita senza cambiarli. Evidentemente nel nome
c'è qualcosa di meno che la descrizione di una persona (e in questo siamo completamente staccati da esso), ma c'è anche qualcosa di più che un semplice accidente. Manzoni nell'introduzione de "I promessi sposi" termina la trascrizione del manoscritto proprio con questa frase: "[...] i nomi non sono altro che accidenti...". (3) Subito dopo troviamo una brusca e decisa interruzione, quasi Manzoni si rifiutasse di continuare a scrivere una cosa del genere. E nel suo romanzo troviamo un personaggio che ha molto da dirci su questo: l'Innominato, l'uomo di cui Manzoni non dice il nome, in teoria perchè uomo potente
ancora in vita al tempo dell'autore del manoscritto. Perchè Manzoni non nomina questo personaggio? Il nome non determina un destino: l'Innominato non si chiama in un certo modo, perchè è un ladro e un assassino nè perchè poi si convertirà. Bisogna notare che Manzoni non ha fatto dell'Innominato un personaggio simbolico, benchè molti lo pensino: egli non ha un nome che potrebbe essere "Peer Fortunato", personaggio di Andersen (4), ma è senza nome appunto: non simboleggia gli uomini che dopo aver condotto una vita libertina e "malvagia" si convertono: a ognuno è data l'occasione di incontrare la fede, in vari momenti della vita e l'uomo è perfettamente libero di sceglierla o rifiutarla. Anche Shakespeare ha ragione, benchè possa sembrare in contrasto quanto detto prima, quando scrive: "Che c'è in un nome? Quella che chiamiamo rosa anche con un altro nome, avrebbe lo stesso soave odore"(5). Ma se l'Innominato è ciò che è a prescindere dal nome, il sostantivo "innominato" assume poi tutto il significato della sua vita: il suo nome indicherà tutto ciò che lui è: "Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo"(6) dice un canto sacro e "un nome una storia" la saggezza popolare. Non per niente il Senhal di una donna, il nome con cui veniva chiamata in poesia, indicava ciò che la donna era, magari una delle sue caratteristiche che più avevano colpito il poeta: la bellezza, la gloria, l'umiltà... Il nome con cui siamo chiamati perciò si lega profondamente alla nostra persona. "Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello..."(7) dice un altro canto sacro. Inoltre il nostro nome non si lega solamente a ciò che è la nostra anima, ciò che siamo interiormente, ma anche al nostro corpo, al nostro aspetto. Per questo non è esatto affermare ciò che Eco scrive nella prima pagina de "Il nome della rosa": "Rosa stat pristina nomine: nomina nuda tenemus"(8): noi non teniamo solo i nomi delle cose, vuoti e senza significato: la rosa non è condizionata dal suo nome, ma il nome rosa indica tutto quello che è e nel nome rivive il suo ricordo; ciò che la rosa ci ha dato non potrà essere cancellato dalla sua scomparsa: se la rosa ci ha cambiato essa potrà anche sfiorire, ma noi rimarremo cambiati e resteremo persone diverse da prima. E vedendo ciò che la rosa ha fatto in noi non si potrà dire che essa non esiste più: il suo ricordo è vivo e presente in noi. Noi conteniamo una parte di ciò che la rosa è e quella parte vive in noi. Il nostro nome contiene tutte le circostanze, le persone e gli affetti che ci hanno costruito come uomini. E dunque, come si può non considerarlo importante?
(1) T. S. Eliot, da Il libro dei gatti tuttofare, The naming of cats
(2) Collodi, Opere, "Un nome prosaico"
(3) Alessandro Manzoni, "I promessi sposi"
(4) Andersen, "Peer Fortunato", storia di un giovane che dopo aver avuto successo e fama nel teatro muore all'apice della sua carriera ed è considerato per questo fortunato.
(5) W. Shakespeare, Romeo e Giulietta
(6) "Il disegno", canto sacro
(7) "Vocazione", canto sacro
(8) U. Eco, Il nome della rosa
Come avrei voluto poter parlare di un'altra Rosa!
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