venerdì 28 gennaio 2011

Una dolce melodia



William Shakespeare, Il mercante di Venezia, atto V, scena I

Gessica -
Non mi riesce mai di stare allegra
quando ascolto una dolce melodia.

Lorenzo -
È perché la tua anima è protesa
tutta quanta all'ascolto. Osserva infatti
una selvaggia mandria di torelli
in foia, o un branco di puledri bradi
saltellare sfrenati, e mugghiar alto,
come li mena il loro sangue caldo...
se appena sentano un suon di tromba,
o una musica giunga al loro orecchio,
li vedrai arrestarsi tutti insieme,
il loro occhio selvaggio convertito
in uno sguardo docile e mansueto
per il dolce potere della musica.
Perciò il poeta immaginò che Orfeo
potesse smuovere con la sua lira
alberi, pietre, fiumi:
perché nulla è sì duro ed insensibile,
e imbevuto di rabbia
cui la musica, almeno nell'ascolto,
non riesca a mutare la natura.
L'uomo che non ha musica nell'animo
né si commuove alle dolci armonie,
è nato ai tradimenti, alle rapine,
al malaffare, ha foschi e tenebrosi
come la notte i moti dello spirito
e più neri dell'Erebo gli affetti.
Mai fidarsi di uomini siffatti.
Ma ascoltiamo la musica.
   
  

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