venerdì 30 marzo 2012

Dalla sofferenza la grandezza...



Coraggio amico...



DESOLAZIONE DEL POVERO POETA SENTIMENTALE

Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta?


Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.

Oggi io penso a morire.


Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle cattedrali
mi fanno tremare d'amore e di angoscia;
solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.


Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
io non saprei dirti che parole così vane,
Dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
Le mie lagrime avrebbero l'aria
di sgranare un rosario di tristezza
davanti alla mia anima sette volte dolente,
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo
cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.


Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù.
E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio.


Questa notte ho dormito con le mani in croce.
Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
dimenticato da tutti gli umani,
povera tenera preda del primo venuto;
e desiderai di essere venduto,
di essere battuto
di essere costretto a digiunare
per potermi mettere a piangere tutto solo,
disperatamente triste,
in un angolo oscuro.


Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi che io sia malato.


Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen.

Sergio Corazzini
   

mercoledì 21 marzo 2012

Ciò che mi aiuta ad andare avanti anche nei giorni di fatica è la bellezza della primavera che avanza, e uno sguardo al Crocifisso che, grazie al cielo, è ancora appeso al muro: la certezza di essere amati nonostante tutto mi fa andare avanti. Perchè "Cristo ci ama; ci ha liberato con il suo sangue"


Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.

Isaia 8, 15

martedì 20 marzo 2012

venerdì 9 marzo 2012

A proposito di Quaresima e Pasqua



"Non ti è ancora concesso di ascoltare la sua voce. 
Occorre che sia sciolto il vincolo che la consacra 
agli dei dell'aldilà, quando tre giorni saranno passati"

Euripide, Alcesti, vv 1144-1146
 

mercoledì 7 marzo 2012

Angoscia e scelta


Ieri e oggi Kierkegaard! Ecco un amico di quelli "tormentati", che ti fanno sorgere un sacco di domande. Ricordo che molti anni fa lessi un passo di un libro in cui si raccontava di come il protagonista fosse tormentato in ogni sua scelta dalla paura di cosa stesse perdendo, delle strade che si chiudeva con quella decisione. Ecco che a distanza di un bel po' di tempo ritrovo questa riflessione. Ringrazio il cielo di aver incontrato delle persone che mi assicurano con la loro vita che anche se facciamo la scelta sbagliata la misericordia di Dio è pronta a trarne del bene.

Comunque Soren è un bellissimissimo nome.

 

lunedì 5 marzo 2012



Siamo in battaglia.
E si deve combattere molto. Ma proprio in questo momento difficile mi accorgo che di più sono gli amici che si presentano alla porta. Sono tanti quelli che vengono a consolare, ad abbracciare, a essere grandiosi coraggiosissimi testimoni. Ci è da poco morto un amico, uno dei più grandi, che soprattutto negli ultimi mesi è stato uno dei più grandi testimoni di santità della mia vita. Ho pianto. Non per lui che, è sicuramente già arrivato a destinazione. Ho pianto per me, che ho perso un così grande amico, esempio ed affetto. Ho pianto perchè avrei voluto essere come lui. Per chi lasciava qui.
Ma il nostro dolore era traboccante di Speranza. Mentre le sue spoglie scendevano nella terra abbiamo cantato. Un canto pieno di Speranza, ripetendo il nome di Colui che ci salva e che questo amico può infine contemplare.