venerdì 27 luglio 2012

"Sono molto piccolo, e mi sono perduto, e da tanto, tanto tempo nessuno mi cerca più. Eppure so una cosa o due. So che il cuore del potente non è come quello dell'uomo senza donna e senza pane; e che è chiuso al linguaggio delle cose che non sono un possesso.
Sono cresciuto tra i più umili, condividendo la preoccupazione del passerotto, bevendomi il temporale nelle mani, e senza lamento: perchè nell'intero spazio non c'è solitudine.  L'aria stessa che si respira è il respiro di un padre."

Milosz, Mefiboseth


Perchè possiamo avere ogni ora la consapevolezza della paterna compagnia di Dio...
  

giovedì 26 luglio 2012

I dialoghi di mezzanotte





"C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: Rabbì ..."


Giovanni 3, 1-2a

La notte è un'occasione privilegiata. Il mondo è in silenzio. Calmo. L'oscurità ti circonda: se il giorno permette allo sguardo di spaziare fino al cielo, la notte lo ferma e ti costringe a guardare te stesso. Non ci sono distrazioni, le domande emergono con calma urgenza. Ed è per questo che le conversazioni a mezzanotte sono forse quelle in cui più ci si aiuta a cercare il Vero, in compagnia di un amico sincero. Sarà per questo che si è cercato di trasformare le notti nei momenti di frenetico svago?
Non sarebbe la prima volta che il Berlicche cerca di annegare le domande dell'uomo...
  

martedì 17 luglio 2012

La tristezza è una buona cosa, perchè non tollera di schermare le domande su se stessi e il mondo, ma anzi le accende e ne mostra l'imprescindibile importanza. Un uomo triste è un uomo vivo più spesso che un uomo sereno.

giovedì 12 luglio 2012


Roll away your stone, I'll roll away mine
Together we can see what we will find
Don't leave me alone at this time,
For I am afraid of what I will discover inside

You told me that I would find a hole,
Within the fragile substance of my soul
And I have filled this void with things unreal,
And all the while my character it steals

Darkness is a harsh term don't you think?
And yet it dominates the things I seek

It seems that all my bridges have been burned,
But, you say that's exactly how this grace thing works
It's not the long walk home 
that will change this heart,
But the welcome I receive with the restart

Darkness is a harsh term don't you think?
And yet it dominates the things I seek
Darkness is a harsh term don't you think?
And yet it dominates the things I seek
Darkness is a harsh term don't you think?
And yet it dominates the things I seek

Stars hide your fires,
And these here are my desires
And I will give them up to you this time around
And so, I'll be found 
with my steak stuck in this ground
Marking its territory of this newly impassioned soul
hide your fires,
these are my desires
And I will give them up to you this time around
ADD:And so, I'll be found 
with my steak stuck in this ground
Marking its territory of this newly impassioned soul

But you, you've gone too far this time
You have neither reason nor rhyme
With which to take this soul that is so rightfully mine

martedì 10 luglio 2012

Chesterton imperversa

Una bella sorpresa: Chesterton è anche nelle citazioni spirituali di Libreria del Santo.it!

" Il mondo! E’ un’idolatria delle cose intermedie, che fanno dimenticare le ultime. "

 Molti ringraziano la Befana perché mette i doni nella calza, ma non ringraziano mai Dio che ha dato loro i piedi da mettere nelle calze. 

 Essere buoni è un’avventura più grande e ardita che fare il giro del mondo in una barca a vela. 

domenica 8 luglio 2012

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 12,7-10.

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 
A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. 
Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 
Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.

giovedì 5 luglio 2012

Grazie alle riflessione di un compagno di avventura mi lancio anch'io in un piccolo giudizio della famigerata maturità. Innanzitutto è stata una bella sfida. Faticosa e che a volte incuteva un po' di timore, ma un'occasione privilegiata per mostrare di chi siamo. E così è stato nel parlare con professori, esterni, interni e con quelli che ti sostenevano da lontano, o anche con i compagni. Nei momenti di gioia e di fatica era solo la risposta a questa domanda che poteva dare forza. "Ma io di chi sono? Del mondo, della scuola, del successo, di Dio?". Se c'è la certezza dell'appartenenza a un Altro, i fatti contingenti non sono capaci di togliere la gioia.
E due giorni dopo aver finito, mentre mi rifacevo il letto, mi è esplosa l'importantissima e fondamentale domanda: e ora?
Quell'"e poi?", che non spaventa solo se sai per cosa vale la pena vivere. E poi? E adesso? E adesso si apre un'altra avventura, più grande della prima perchè io sto diventando pian piano più grande, e che la prima ha reso più bella perchè è stata proprio lei a farmi crescere.
E' strano pensare che non mi ritroverò mai più ad ascoltare lezioni di fisica, filosofia, greco tra le pareti delle ben note aule, con i compagni con cui hai riso, sofferto e vissuto per 5 anni, con i muri tappezzati di segni del tuo passaggio (memorabile in quest'anno è la serie di opere d'arte contemporanee di qualità eccelsa lasciate in eredità alle generazioni successive... E speriamo non siano già nel cestino). Segni sui muri, sui professori, sui compagni... E ogni segno costruisce. Ogni volta che finisce qualcosa mi viene in mente ben chiara l'immagine di uno dei vecchi film di Don Camillo, dove Peppone se ne va dal suo paesino perchè eletto deputato. E mentre vede scorrere dal finestrino i campi e i prati della sua terra, vede allontanarsi il muro della stazione su cui è scritto "Indietro non si torna".
"Il mutamento e il dolore del mutamento", direbbe un mio prof.
Ma non dico che il liceo è un capitolo chiuso, anzi: non è mai stato così aperto, perchè è ora che non sono più tra i suoi "protettivi" muri, come li chiamano i prof, che devo sperimentare nella vita la verità e la bellezza che ho intravisto...