giovedì 5 luglio 2012

Grazie alle riflessione di un compagno di avventura mi lancio anch'io in un piccolo giudizio della famigerata maturità. Innanzitutto è stata una bella sfida. Faticosa e che a volte incuteva un po' di timore, ma un'occasione privilegiata per mostrare di chi siamo. E così è stato nel parlare con professori, esterni, interni e con quelli che ti sostenevano da lontano, o anche con i compagni. Nei momenti di gioia e di fatica era solo la risposta a questa domanda che poteva dare forza. "Ma io di chi sono? Del mondo, della scuola, del successo, di Dio?". Se c'è la certezza dell'appartenenza a un Altro, i fatti contingenti non sono capaci di togliere la gioia.
E due giorni dopo aver finito, mentre mi rifacevo il letto, mi è esplosa l'importantissima e fondamentale domanda: e ora?
Quell'"e poi?", che non spaventa solo se sai per cosa vale la pena vivere. E poi? E adesso? E adesso si apre un'altra avventura, più grande della prima perchè io sto diventando pian piano più grande, e che la prima ha reso più bella perchè è stata proprio lei a farmi crescere.
E' strano pensare che non mi ritroverò mai più ad ascoltare lezioni di fisica, filosofia, greco tra le pareti delle ben note aule, con i compagni con cui hai riso, sofferto e vissuto per 5 anni, con i muri tappezzati di segni del tuo passaggio (memorabile in quest'anno è la serie di opere d'arte contemporanee di qualità eccelsa lasciate in eredità alle generazioni successive... E speriamo non siano già nel cestino). Segni sui muri, sui professori, sui compagni... E ogni segno costruisce. Ogni volta che finisce qualcosa mi viene in mente ben chiara l'immagine di uno dei vecchi film di Don Camillo, dove Peppone se ne va dal suo paesino perchè eletto deputato. E mentre vede scorrere dal finestrino i campi e i prati della sua terra, vede allontanarsi il muro della stazione su cui è scritto "Indietro non si torna".
"Il mutamento e il dolore del mutamento", direbbe un mio prof.
Ma non dico che il liceo è un capitolo chiuso, anzi: non è mai stato così aperto, perchè è ora che non sono più tra i suoi "protettivi" muri, come li chiamano i prof, che devo sperimentare nella vita la verità e la bellezza che ho intravisto...

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