domenica 23 gennaio 2011

Tasso e l'eleganza


Come sono belle le ottave del Tasso! Epiche, gloriose, affascinanti, narrano di amore e battaglia, Dio e uomo, e al mondo vi è poco altro degno di essere raccontato. Ai temi nobili ed eroici si aggiunge una scrittura piena di grazia ed eleganza: in un qualsiasi passo la lettura è vivace e semplice e anche solo per come è scritta gradevole. Le tante figure retoriche (ripetizioni, ossimori, allitterazioni...) non rendono pesante, esagerato il testo, cosa che invece ho percepito tante volte in poeti come Catullo (naturalmente :), ma anzi me lo rendono così gradito e inaspettato che lasciandomi cullare dai suoni tanto piacevoli che escono fuori dal libro, senza parafrasare (e qualche volta dunque senza preoccuparmi nemmeno di capirci qualcosa) vado avanti nella lettura, ottava dopo ottava. Fermarsi e capire quel che si legge, poi, è ancora meglio: dai suoni armoniosi e quasi matematici esce fuori un senso, un significato, una storia. Ben fatto: è raro trovare un poeta in cui l'abilità dello scrivere si affianca alla saggezza dei contenuti.

Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrí nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.

     
     

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