giovedì 2 dicembre 2010

Carmen LXXVI, Catullo

CARMEN LXXVI (76)
Se c’è qualche piacere per un uomo a ricordare le buone azioni compiute nel passato,  quando considera di essere devoto e di non aver violato la sacra parola data e di non aver abusato in nessun patto della maestà degli dei per ingannare gli uomini, rimangono in serbo per te, o Catullo, in un lungo lasso di tempo molte gioie dopo questo amore infelice. Infatti tutto quello che gli uomini possono dire o fare di bene per qualcuno, da te è stato fatto. Ma tutto ciò è andato perduto essendo stato affidato a un animo ingrato. Pertanto perché ormai dovresti tormentarti ancora? Perché non ti rinfranchi nell’animo e non ti ritrai da tutto ciò poiché gli dei non vogliono non smetti di essere infelice? È difficile liberarsi d’un tratto da lungo amore, è difficile, ma devi farlo in qualunque modo: questa è la sola salvezza, in questo devi stravincere, questo devi fare, che sia impossibile o possibile. O dei, se è vostra prerogativa avere compassione, o se mai avete recato aiuto a qualcuno all’ultimo momento, ormai proprio in punto di morte, volgete il vostro sguardo su di me infelice e se ho condotto la vita con purezza strappate da me questo male e questa rovina che insinuandosi come una paralisi nel profondo delle membra ha cacciato completamente dal mio cuore la gioia. Non chiedo più che ella mi ami contraccambiandomi oppure, cosa che non è possibile, che voglia essere virtuosa: desidero stare bene io e liberarmi di questa orribile malattia. O dei fatemi questa grazia in cambio della mia devozione.

Un piccolo riassunto della storia: Catullo, dopo aver amato Lesbia con tutto il suo cuore venendo contraccambiato è stato da lei tradito e abbandonato. Lesbia non vuole più saperne di lui, ma lui non riesce a smettere di amarla benchè ci provi con tutte le sue forze e la sua ragione cerchi di convincere il suo cuore a smettere di pensare a lei.
A parte la mentalità originale di Catullo e alcune sue concezioni legate ancora al mos maiorum (il costume degli antenati e cioè la tradizione) ci sono molte cose che mi hanno colpito. In ordine: 
gli dei vogliono che tu smetti di essere infelice.
O dei volgete lo sguardo su di me infelice (inserito nel suo contesto): Catullo si accorge che da solo non ce la fa. Non riesce a dimenticare Lesbia, a essere felice. Da solo non ci riesce. Eppure i suoi ragionamenti non fanno una piega: ti ha tradito, ti ha lasciato: dimenticala! E così intanto la ragione da sola non può far nulla. E Catullo riconosce che l'unica sua salvezza sono gli dei. Lui, uomo con tutti i suoi limiti, non riesce a essere felice in questo tempo. E perchè Catullo si convince che ha bisogno del loro aiuto?
Per convenienza. Il motivo per cui i cristiani (veri) sono diventati tali. Desidero stare bene io. Nella vita c'è in gioco la mia felicità. Quando parto da questa considerazione comincia la mia salvezza. Che naturalmente è operata attraverso gli altri e per gli altri.
L'Invocazione di Catullo: il desiderio della salvezza e forse l'inizio della consapevolezza del Tu che mi fai (ma non voglio esagerare)
   

Nessun commento:

Posta un commento