lunedì 27 settembre 2010

Villon

"Mais ou sont les neiges d'antan?"
Ma dove sono le nevi di un tempo? Questa era la consegna di un compito a casa che voleva far riflettere sulla caducità della vita e della bellezza. Non volevo affrontare questo compito superficialmente e perdendo un'occasione, perciò mi sono impegnata di fronte ad esso, soprattutto grazie a una testimonianza letta sul blog di Ser Jacques. Cosa centro con il fatto che il tempo passa? Come posso sopportare che qualcosa vada perduto?
[...]Ogni secondo della nostra vita va usato per costruire qualcosa che non sia effimero, che nutra il cuore e sia eterno: "Passeranno i cieli e passerà la terra; la mia Parola non passerà". Ecco che sotto la luce di Dio tutto ha senso: guardi al futuro e non lo vedi come una serie di circostanze che porteranno alla morte, ma come un'occasione e un'affezione che Lui ti da per crescere, per avvicinarti a Lui ed esserGli abbracciato ancora più strettamente. E quando sei amato non importa se sei giovane, vecchio, bello o brutto. Sei felice lo stesso. [...]

Villon doveva essere molto caro a Dio. La sua vita è stata quella di un disgraziato, di un miserabile (vedere post successivo!) e Dio lo ha sempre salvato. Ha rubato e Dio gli ha restituito il tempo da vivere. Ha ucciso e Dio gli ha restituito la vita. Dopo essere stato in prigione ha dovuto abbandonare tutto ciò che aveva e andarsene. E cosa avrà fatto dopo? Voci dicono che si sia messo a produrre rappresentazioni sacre (e mi viene in mente la bellezza della passione di Sordevolo), dopo essersi convertito avendo sentito vicina la morte. Se ha prodotto qualcosa di così bello la sua vita sarà stata più che utile. Mi viene spontaneo il paragone con un personaggio di fantasia, un altro miserabile che dopo aver rubato e peccato ha creato un mare di bene. Poi mi colpisce come il suo essere uomo esplode dalla "ballata degli impiccati". Stava per morire (almeno così pensava), e qualcuno ritiene normale il pentimento. Ma non invidia, indulta o si adira col mondo: lo riconosce pieno della sua stessa umanità e riconosce come la pietà e la preghiera siano le sole cose che possono salvare lui, peccatore, assassino. Non un suo sforzo, ma l'amore degli altri.

La ballata degli impiccati

Fratelli umani che dopo noi vivete,
non abbiate con noi i cuori induriti,
perché se avete pietà di noi, poveri,
Dio avrà più presto pietà di voi.
Voi ci vedete qui, in cinque, sei, appesi:
quanto alla nostra carne, troppo nutrita,
dopo molto tempo è divorata e putrida,
fino all'osso, siam polvere e cenere.
Della nostra sventura, nessun si rallegri,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

Se noi vi chiamiamo fratelli, non dovete
averne sdegno, anche se siamo uccisi
dalla giustizia. Tuttavia voi sapete
che animo turbolento hanno gli uomini.
Perdonateci, perché siamo trapassati,
verso il figlio della Vergine Maria,
ché la sua grazia non ci sia arida,
e ci preservi dalle fiamme infernali.
Siamo morti, nessuno ci tormenti,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

La pioggia ci ha lavati abbastanza
e il sole ci ha anneriti e seccati;
Gazze, corvi ci hanno gli occhi scavati,
e strappata la barba e le sopracciglia.
Mai un solo istante restiamo seduti;
di qua e di là, come fa il vento soffiando,
a suo agio, senza tregua siam sballottati
e in più colpiti e dagli uccelli beccati.
Non siate della nostra confraternita,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

Principe Gesù che hai potere su tutti,
fa che l'inferno in potere non ci abbia:
non avendo nulla a che spartire con lui.
Uomini, adesso, non derideteci,
ma pregate Dio che tutti noi assolva.

2 commenti:

  1. Bel post, però perchè le nevi che passano dovevano stare proprio nelle mie mani?

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  2. Nei tuoi guanti. Meglio che da qualche altra parte no? Ha ha ha ha ha (che battuta stupida, scusate)

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