domenica 26 settembre 2010

Pico

Dopo i problemi causati dall'incomprensione familiare (vedi qui), posso finalmente esprimere, senza contrariare il fratello, la mia simpatia per Pico, un'intellettuale che andava più a fondo di molti che a quel tempo lo affiancavano. Riporto qualche passo di un brano del suo "De  hominis dignitate", letto (e rovinato) in classe:
"Già il Sommo Padre, Dio creatore, aveva foggiato secondo le leggi di un arcana sapienza questa dimora del mondo quale ci appare, tempio augustissimo della divinità. [...] Senonchè, recato il lavoro a compimento, l'artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un opera sì grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Perciò [...] pensò da ultimo a produrre l'uomo. (Poi narra che non erano rimasti nè archetipi nè tesori nè posti da dare all'uomo), Stabilì finalmente l'ottimo artefice che a colui cui nulla poteva dare  di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò [...] postolo nel cuore del mondo così gli parlò:"non ti ho dato, o Adamo, nè un posto determinato, nè un aspetto proprio, nè alcuna prerogativa tua, perchè quel posto, quell'aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi (qui emerge la tipica idea umanista dell'uomo come artefice del suo destino). [...]"
[...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi di ogni specie e germi di ogni vita. E secondo che ciascuno li avrà coltivati quelli cresceranno e daranno in lui frutti. E se saranno vegetali sarà pianta; se sensibili, sarà bruto (bestia); se razionali, diventerà animale celeste; se intellettuali, sarà angelo e figlio di Dio.
E qui viene la parte spettacolare: Ma se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, nella solitaria caligine del Padre colui che fu posto sopra tutte le cose starà sopra tutte le cose."

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